Perchè ci auto-sabotiamo

Tutti, ma proprio tutti, amiamo fallire qualche volta.

Un’affermazione forte mi rendo conto, però c’è la psicologia che ce aiuta a capire questa caratteristica delle persone.

Siamo continuamente in preda alle nostre fantasie, immersi continuamente in un mare di pensieri, in parole povere, sogniamo continuamente ad occhi aperti.

Ci gratifica più della vita reale.

Assurdo?

Mica tanto, semplicemente più comodo.

Quante volte ci perdiamo in sogni di ricchezza dove non c’è bisogno di lavorare, in cui siamo i protagonisti vincitori delle nostre storie virtuali.

Ci perdiamo in infinite discussioni nella nostra mente in cui abbiamo sempre ragione e ne usciamo vittoriosi.

Tutto nella nostra testa.

Chi devono essere gli attori di queste soap opera mentali e cosa devono dire, lo decidiamo noi.

E così il timido diventa il Brad Pitt, affascinante e tenebroso e la ragazza con poche carte da giocare, diventa la sexy e affascinante seduttrice desiderio segreto di ogni uomo.

Tutto questo ci aiuta a sopportare, a volte, vite monotone e vissute in bianco e nero, sono un rifugio, una droga creata dalla mente per non soccombere al peso della realtà.

Prima o poi la vita bussa alla nostra porta e interrompe bruscamente il sogno, ma passata la burrasca ci ributtiamo quasi senza accorgerci, nel mondo virtuale delle nostre fantasie.

È comodo e ci fa sentire protetti come una calda coperta e un comodo divano in una fredda e piovosa giornata d’ inverno.

L’ autoinganno è micidiale, se solo ci rendessimo conto che anche il più piccolo dei successi e infinitamente più piacevole di tutte le fantasie messe insieme.

Questo tipo di fantasie ci gratificano, ma ne esistono anche di altre.

Ad esempio, quando facciamo qualche piccolo sforzo o sacrifico senza tuttavia raggiungere l’ obbiettivo che ci eravamo promessi.

Allora la vocina dentro ci dice di stare tranquilli, che abbiamo fatto tutto il possibile quindo ora ci meritiamo un sacrosanto riposo del guerriero.

Se vediamo qualcun altro fare la stessa fatica per i suoi obbiettivi, magari proviamo invidia, o peggio, speriamo fallisca per poi poterlo accogliere nell’esercito di coloro che non ce l'hanno fatta.

Ma la mente è raffinata quando vuole.

Pensa a quello strano pensiero che ti dice che ancora un pochino e ce l’ avresti fatta, saresti potuto diventare più ricco, avere successo o realizzare il tuo capolavoro… potevi farlo certo ma è mancato tanto così

Ma un pò è come se ci fossi riuscito, le fantasie si susseguono con la nostra versione dei fatti.

Così ci ritroviamo con la sensazione di vittoria senza le delusioni e le rotture di scatole di chi ci prova veramente.

Evitare delusioni e fatica non provandoci nemmeno, è una ragione importante nel preferire il fallimento al successo.

Altra ragione sottovalutata ma ampiamente diffusa è la paura di superare qualcuno che amiamo.

Molte persone non vogliono superare in successo il genitore, madre o padre che sia e questo genera una serie di meccanismi a catena di autosabotaggio che rimangono nascosti ai nostri occhi per vite intere.

La paura di cadere è un’ altro motivo, mi spiego meglio:

se si sale su una scala alta e si cade, probabilmente ci faremmo più male rispetto ad una caduta da una scala più bassa, giusto?

Bene, immagina di fare un sacco di sforzi per raggiungere il successo e questi sforzi sono per forza di cose visti da tutti.

Se per qualche ragione non raggiungiamo il successo. la sensazione di fallimento sia personale che sociale, è più grande rispetto ad uno sforzo minimo e al fatto che pochi o nessuno sapevano del mio obbiettivo.

Anche questa può diventare una scusa per non impegnarsi.

Diamo più importanza al giudizio degli altri che alla nostra vera realizzazione.

Ma chi ha successo non si preoccupa degli altri e delle loro malelingue, spesso va controcorrente ed è l unico a scommettere su se stesso.

Per la persona realizzata il sapore del successo è molto più dolce del sapore del fallimento.

Mettersi concretamente alla prova, non solo fantasticando, dona energia e crea miracoli che mai ci saremmo sognati.

Occorre “solo” agire e non limitarsi a sognare.

Buona vita

Ivano

 

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